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IL GIARDINO

Il giardino dei Duchi Guevara di Bovino è un luogo ricco di storia e di grande fascino. 

Natura, storia e architettura hanno ugual peso nella colta configurazione del  giardino: fulcro della composizione  è  il "viale degli ombrellini", uno dei più singolari esempi  di ars topiaria del '700. In esso le piante di bosso prendono la forma di panche ombreggiate da ombrelli vegetali.  A meridione vi è il giardino all'italiana, a nord vi è il giardino romantico, dove si possono incontrano maestosi alberi secolari. Oltre il boschetto, avvicinandosi verso la residenza, un roseto rampicante delimita la zona destinata a frutteto, di più recente realizzazione. Da notare la presenza della Camellia japonica "Atroviolacea", preziosa camelia antica dal bel colore viola, che si suppone discenda dalla importante collezione di camelie coltivate nella vicina Reggia di Caserta. 


STORIA

Il giardino fu realizzato alla fine del secolo XVIII per volere dei duchi Guevara di Bovino, famiglia che godeva di un particolare consenso presso la corte del Re di Napoli, Ferdinando IV di  Borbone. Infatti a Donn’Anna Maria Suardo Guevara, duchessa di Bovino e dama di compagnia della Regina di Napoli, Maria Carolina, viene concesso con Real Decreto del 3 settembre 1781 un “carlino d’acqua” a titolo gratuito per l’irrigazione del giardino “nel suo casino di Recale”, utilizzando all’uopo una derivazione dell’Acquedotto Carolino, progettato da Luigi Vanvitelli nel 1752 per alimentare le cascate della vicina Reggia di Caserta.

Il giardino il cui impianto è esteso per un ettaro e mezzo, fu disegnato secondo il modello dei giardini all’italiana e si affianca ad un preesistente boschetto di lecci. 

A distanza di alcuni decenni l’originale aspetto ordinato e geometrico, ormai non più alla moda, fu messo in discussione piantando, lungo i viali simmetrici, un albero di Canfora lasciato crescere spontaneamente senza mai imporre alcuna potatura. La commistione tra alberi potati e alberi con chiome naturali determinò il cosiddetto “giardino del dubbio”, ovverossia giardino indeciso tra ordine e disordine, simmetria e asimmetria.

L’evoluzione del concetto di paesaggio vedrà il preesistente boschetto di lecci, destinato in origine alle  battute di caccia,  trasformato in romantica passeggiata pittoresca.

 

BOTANICA

Al giardino si accede dalla corte lastricata interna del Casale  Guevara di Bovino che si caratterizza per l’antica torre di guardia del sec XIV, (appartenuta alla famiglia d’Aquino di Caramanico) e, superato il cancello, si percorre un vialetto delimitato da filari di Agapantus e muri coperti di rose roxburghii plena e limoni. Sullo sfondo, un appropriata potatura apre un passaggio in un folto Taxus baccata, superato il quale  appare alla vista il giardino all’italiana. Un viale centrale, in asse al corridoio, incrocia ortogonalmente sentieri laterali, determinando un disegno regolare di riquadri bordati da siepi di Buxus sempervirens ben potate. Ai crocicchi dei sentieri sono presenti grandi vasi in terracotta decorata contenenti Cycas cinquantenarie. L’architettura di un padiglione settecentesco, con accanto una peschiera con ninfee e papiri, fa da terminale prospettico al viale centrale. Nel giardino all’italiana sono presenti due Taxus baccata centenari, potati a forma cilindrica, un Cinnamomum canfora e un Liriodendron tulipifera  di circa due secoli, e una vecchia Magnolia grandiflora che sovrasta e protegge un gruppo di Camelie (japonica, Sacio, anemoniflora rosea, General Pescetto, Atroviolacea, alba Plena, Warrata rubra, Duchessa d’Orleans, Vergine di Collebeato).  

Il "boschetto di lecci" del giardino, risalente al XVI secolo, conserva esemplari di alberi di considerevole età e dimensione, tra cui un Quercus robur (circonferenza del fusto m 7), un Pinus piena e una Sequoia del Canada.

Si conservano, inoltre, una antica Araucaria imbricata e una Magnolia grandiflora.

Fontane circolari con zampilli centrali  si trovano in vari angoli del giardino e di particolare suggestione è  la peschiera ellittica  circondata da lecci secolari